Spazio all'abitare

Appunti di città / 08

5mag 2021

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Nell’ultimo decennio, con il mutare delle condizioni economiche e sociali, il disagio abitativo a Torino è cresciuto. Come evidenziato da più osservatori, le tendenze in atto stanno mutando profondamente il profilo della domanda abitativa.

La contrazione del reddito disponibile, insieme con l’emergere di nuove categorie sociali  – la crescita dell’incidenza di anziani, famiglie mononucleari o monogenitore, immigrati – determinano nuove richieste che necessiterebbero un tempestivo adeguamento dell’offerta.

Questi bisogni abitativi non trovano risposte adeguate nel mercato, e negli ultimi anni si è assistito a una progressiva riduzione dell’impegno finanziario pubblico sulle politiche della casa, in un’ottica che tende a privilegiare lo strumento indiretto del sostegno alla persona, piuttosto che l’investimento edilizio in nuove costruzioni o recuperi.

Intanto, anche a Torino si è avviata la sperimentazione di nuovi modi di abitare sociale, su iniziativa pubblica o in partnership pubblico-privata: dalle residenze collettive sociali alle coabitazioni solidali, fino alle residenze temporanee, oggi la città presenta un’offerta di servizi abitativi che prova a intercettare condizioni di fragilità, nuovi bisogni e stili di vita.

Nella seconda puntata di Urban Lab on Air del 15 aprile scorso abbiamo approfondito il tema con esperti, testimonianze e operatori del settore. Insieme a Urban Lab, ne hanno discusso in studio la sociologa Manuela Olagnero, Bruna Cibrario, coabitante del primo cohousing torinese Numero Zero e Paola Delmonte, consulente di Redo Sgr – Società Benefit. Guarda la registrazione integrale della trasmissione.

L’argomento è stato introdotto con una breve animazione realizzata dalla nostra redazione per mostrare alcuni dati significativi sull’abitare. A quanto ammonta il patrimonio abitativo della città e come è suddiviso? A Torino si vive in affitto o in case di proprietà? Quanti sono i componenti delle famiglie torinesi? Guarda il video per scoprire le risposte.

EDILIZIA RESIDENZIALE PUBBLICA
A Torino l’edilizia residenziale pubblica, in gran parte realizzata tra anni ’50 e ’80 (il 68% degli alloggi è stato costruito prima del 1981 e il 14% dopo il 1991), è diffusa su gran parte del territorio urbano, pur con addensamenti differenti. Si tratta di 18.164 unità immobiliari, di cui il 63.8% di proprietà ATC e il 34.7% della Città di Torino, il restante del Demanio, Azienda Sanitaria Locale e Ministero della Giustizia. Il 73% degli alloggi ha una metratura standard tra i 45 e 95 mq calpestabili, mentre il 24% è al di sotto dei 45 mq (elaborazioni Urban Lab su dati Città di Torino, 2018).
Nel 2012 l’Atc, in occasione dei 105 anni dalla sua fondazione, ha realizzato un documentario per raccontare le case popolari di Torino di Atc. Qui potete vedere la testimonianza di Adamo Tambone, ex operaio Fiat, mancato pochi giorni fa, che ha vissuto nelle case popolari ed è stato per 30 anni Presidente del Comitato Inquilini delle case popolari di via Forlì (Q 0119).

All’interno dei complessi di edilizia residenziale pubblica, una decina di anni fa sono nate le Coabitazioni Solidali Giovanili, piccole comunità di giovani – tra i 18 e i 30 anni – che scelgono di coabitare temporaneamente all’interno di complessi di edilizia residenziale pubblica e, in cambio di una partecipazione alle spese d’affitto, prestano 10 ore di volontariato a beneficio dei cittadini residenti per  attività di sostegno, accompagnamento e supporto nel quotidiano, sviluppo di comunità. L’iniziativa è stata promossa dalla Città di Torino in collaborazione con l’Agenzia Territoriale per la Casa del Piemonte Centrale (A.T.C.), con il sostegno del Programma Housing della Fondazione Compagnia di San Paolo, e il coinvolgimento attuale di quattro organizzazioni del terzo settore (Associazione ACMOS, raggruppamento Cooperativa Sinergica – Associazione Cicsene, Cooperativa Il Punto, Cooperativa Liberitutti).

Abbiamo visitato la Coabitazione Casa Barriera, nel quartiere Barriera di Milano a Torino e gestita dalla Cooperativa Liberitutti, e ci siamo fatti raccontare dai diretti interessati come sta andando la coabitazione. Guarda il servizio realizzato da Urban Lab.

LE FORME DELL’ABITARE CONDIVISO
Intanto anche a Torino si stanno sperimentando e diffondendo nuove forme di abitare condiviso. In questa video-intervista, abbiamo chiesto a Matteo Robiglio, architetto e coordinatore del Future Urban Legacy Lab al Politecnico di Torino, nonché fondatore di Homers di inquadrare le diverse forme dell’abitare sociale e condiviso e di spiegarci quali ragioni spingono verso forme innovative di abitare e quali invece ne frenano la crescita.

Di rigenerazione urbana e nuove forme di abitare condiviso si occupa l’impresa sociale innovativa torinese Homers, nata nel 2014 come spin-off del Politecnico di Torino, accompagnando i privati nella realizzazione del proprio cohousing attraverso soluzioni abitative personalizzate, con spazi e servizi in comune. In questi mini video Homers racconta il cohousing.

Grazie anche al ruolo delle Fondazioni di origine bancaria, si moltiplicano sul nostro territorio soluzioni, progettualità e nuovi modelli dell’abitare. In questa intervista abbiamo chiesto a Bianca Viarizzo, Project Coordinator di Fondazione Sviluppo e Crescita CRT di spiegarci su quali investimenti a impatto sociale nel campo dell’immobiliare sociale si sta orientando la Fondazione.

Una delle questioni emerse dalla discussione in studio riguarda la necessità in Italia di far crescere la cultura dell’affitto. Su questo tema, Urban Lab è partner insieme alla Città di Torino del progetto europeo Alt Bau, Urbact, che ha come obiettivo la riqualificazione urbana attraverso la riattivazione dei patrimoni costruiti sfitti delle città, tra cui Torino. Per permettere ai diversi stakeholder impegnati nelle politiche per l’abitare di conoscere la situazione torinese, Urban Lab sta realizzando una mappatura dei patrimoni sfitti e dei servizi di prossimità dell’abitare (quanto e dove sono presenti e quindi anche dove mancano). Ve la presenteremo a breve.

SOLUZIONI ABITATIVE PER UNA POPOLAZIONE
CHE STA INVECCHIANDO
Stando alle ultime rilevazioni, la popolazione torinese è sempre più anziana: non è un fenomeno isolato, l’attuale invecchiamento della popolazione mondiale rappresenta un fenomeno senza precedenti. In Europa, la percentuale degli over 65 sul totale della popolazione passerà dal 19,7% del 2018 al 29,1% nel 2060. In Italia, la quota di over 65 sarà del 34,3% nel 2060 (era il 22,6% nel 2018). Crescerà anche il numero dei «grandi vecchi» (gli over 80), che nel 2060 rappresenteranno il 16,1% della popolazione italiana, rispetto al 7% del 2018 (fonti Nomisma, 2020).

Rispetto all’Europa, e in particolare rispetto ai paesi del Nord, dove il settore immobiliare per la terza età è in forte espansione, l’Italia è ancora molto indietro nello sviluppo e nell’offerta di soluzioni abitative in linea con le esigenze della popolazione anziana.

Prima di addentrarci nelle possibili soluzioni, bisogna fare alcune importanti premesse. Nel nostro paese, l’80% degli anziani vive in case di proprietà (parliamo di circa 10 milioni di persone). Non si tratta però di case nuove: il 70% delle abitazioni ha più di 50 anni, nel 20% dei casi sono ancora più vecchie, nel 7% dei casi non c’è l’impianto di riscaldamento. Inoltre, il 76% delle abitazioni di proprietà di anziani è privo di ascensore (Auser, AeA 2015); a questo quadro si aggiunge l’esigenza di limitare il ricorso al ricovero nelle case di cura o RSA sia per contenere la spesa pubblica e sia per favorire l’invecchiamento attivo della popolazione.

In questa video intervista, abbiamo chiesto a Elisa Saggiorato, responsabile Missione Abitare tra casa e territorio della Fondazione Compagnia di San Paolo, di spiegarci quali strumenti possiamo mettere in campo per rispondere alle esigenze di una popolazione anziana sempre più in crescita. La stessa Fondazione ha promosso Ioabitosocial, la prima piattaforma digitale dedicata all’abitare sociale su scala nazionale.

Una risposta alle esigenze abitative dei nuovi over 65 proviene dalla formula del senior housing, che si rivolge ad anziani autosufficienti proprio con l’obiettivo di promuovere l’invecchiamento attivo e prevede un sistema di alloggi indipendenti organizzati intorno a una serie di servizi comuni. Si tratta di immobili dotati di funzioni private e collettive (ristoranti, biblioteche, palestre, ecc.) in grado di coniugare le esigenze di indipendenza della persona con quelle di socialità e prima assistenza.

I paesi che hanno registrato il volume più alto di investimenti nel settore sono: il Regno Unito (2,2 miliardi di euro di investimenti, pari al 6,1% del totale investito), la Germania (927 milioni di euro, pari all’1,9%), la Svezia (522 milioni di euro, pari al 4,8%) e la Francia (414 milioni di euro, pari all’1,9%). In Italia, sono stati investiti nel settore 149,5 milioni di euro, pari al 2,1% del totale investito. In questo articolo trovate alcune delle esperienze più significative di abitazioni per la terza età in Europa.

Abbiamo chiesto a Thibault Sartini, CEO New Countries del Gruppo francese Orpea, attore mondiale nell’assistenza socio-sanitaria e nella creazione di strutture per l’accoglienza e la cura delle persone fragili, di raccontarci come sta reagendo il mercato italiano alle proposte di Orpea. Ecco le risposte.

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